domenica 1 maggio 2011

Primo Maggio

Una festa proclamata e monopolizzata dalla sinistra,
ma che appartiene al mondo proletario e lavoratore di ogni credo politico. Anche quest'anno abbiamo assistito allo sfarzoso carosello della CGIL dove, tra bandiere rosse e accaparramenti di meriti inesistenti, sfoggiava un cartello raffigurante il faccione di Marx al quale si attribuisce la nascita del comunismo e delle giuste regole sul capitalismo e classe lavoratrice.

La labile memoria e la carente cultura italiana, (ma anche internazionale) ha sotterrato le vere origini di questa festa. Benché sia entrata a far parte dei "beni sociali" della sinistra, anche quella più bassa, spicciola e violenta, in realtà il 1° maggio nasce da situazioni e condizioni che con il comunismo nulla c'entrano.
Andrebbe ricordato, ad esempio, il 1° maggio del 1886 quando la Federazione Americana proclamò la durata del lavoro giornaliero in otto ore. E precedentemente la mobilitazione di massa di lavoratori bianchi e neri che a Chigao scesero per le strade a difendere le loro cause. Uno sciopero che vide la partecipazione di oltre 400 mila persone ed a cui seguirono violenti interventi di ordine pubblico che portarono alla morte diversi manifestanti. Vi furono anche delle condanne contro alcuni anarchici che vi parteciparono. Quattro di esse si conclusero con l'impiccagione.
La sinistra comunista, invece, fa risalire la festività al 1° maggio del 1889 un'idea lanciata alla seconda internazionale tenutasi a  Parigi.  La data verrà poi presa in prestito dal comunismo italiano  per valorizzare l'antifascismo più che il mondo lavorativo.
La CGIL ha dimostrato ancora una volta solo la sua ipocrisia scendendo in piazza a manifestare la propria presenza protezionista nei confronti dei lavoratori. Andrebbe chiesto ai responsabili di quel sindacato cosa pensano di loro le 400 famiglie che in quest'anno hanno subito la morte di un loro caro sul posto di lavoro.
Un sindacato che continua ad avere la pretesa di vantare meriti e diritti ha lasciato in balia dei tribunali, dei periti di parte, degli avvocati cavillosi e ben remunerati dalle aziende colpevoli, le famiglie colpite dai lutti sul lavoro e la sua paventata forza di protezione si è rivelato un colossale bluff. Poche sono state le sentenze di un certo rilievo che hanno inchiodato i colpevoli alle loro responsabilità. Molte famiglie stanno ancora attendendo un verdetto, mentre altre, dalle sentenze emesse, hanno avuto dovuto subire anche la beffa oltre al danno. In ogni caso nessuna famiglia ha potuto più riabbracciare i propri cari.
Sotto il fascismo il primo maggio non era considerata giornata di festa, non perché non si desse importanza ai lavoratori, ma perché non era certo la festività di quel giorno a garantire loro determinati diritti. Il fascismo sul il piano lavorativo si dimostrò molto attento ed interessato. La Carta del Lavoro di Bottai, il corporativismo e, in seguito, la socializzazione delle imprese sono state tutte creazioni lontane anni luce dalla mentalità bigotta, ristretta e marxista, dei sindacati del dopo guerra.
Oggi, con il primo maggio, si è festeggiata la resa dei lavoratori al capitalismo grazie all'inefficienza dei sindacati che hanno scelto la non partecipazione alla  determinazione dei diritti degli operai. Dopo aver propagandato per decenni la lotta di classe, si sono accorti che i frutti sperati non sarebbero mai arrivati. Difficile per loro concepire la necessità del ribaltamento delle idee simbolo, vale a dire dalla lotta alla partecipazione delle classi per un coinvolgimento totale tra padroni e lavoratori.
Un'altro modo di affrontare le questioni lavorative, anche questa di matrice fascista. E come tale scartata a priori, a meno che non si trovi il modo di accaparrarsene la paternità. Come è successo per il primo maggio.

Nessun commento:

Posta un commento

Oggi come ieri

"Noi non siamo, no, dei rivoluzionari sovvertitori. Noi vogliamo che uno Stato forte risorga e per le Leggi comandi!" Cesare Maria De Vecchi, Ottobre 1922

Il Popolo d'Italia su facebook