domenica 21 aprile 2013

Dubbi e perplessità

Editoriale di Aprile

Il M5S continua a dividersi tra fedeli e traditori. I secondi dicono che i primi sono assoggettati ai voleri dittatoriali del duo Grillo-Casaleggio. I primi dicono che i secondi tradiscono il mandato elettorale. La situazione che si sta creando non è poi così paradossale. L'80% dei militanti arriva dall'estrema sinistra. Centri sociali, No TAV ed altri scherani del comunismo si sono insidiati all'interno del movimento grillino con il consenso dello stesso Grillo.
Forse il comico pensava che bastava unire le idee senza badare alle differenze politiche. O forse supponeva che il marcio esisteva solo in Parlamento. Fatto sta che si è dovuto ricredere, tanto da pubblicare sul suo blog una serie di domande-risposte con le quali ha rimarcato le linee politiche che ha sempre portato avanti durante tutti gli anni di propaganda sui palchi italiani. Giuste o no, Grillo ha comunque dimostrato di essere coerente con le sue idee. Diverso, invece, il discorso di alcuni eletti, che dopo aver ottenuto l'incarico parlamentare hanno subito sorriso al Pd. Esemplificativo, in proposito, quanto ha detto Tommaso Currò ai giornalisti. Secondo il neo parlamentare del M5S è stato un errore non dialogare con il Pd. A chi gli ha chiesto come mai con il Pd si e con il Pdl no, ha risposto che il secondo era troppo lontano dal pensiero europeo e che gli schemi della destra non prevedevano diversità di pensiero. Alla fine la chicca finale: “La diversità è cultura”. Il retaggio politico messo in luce con questa frase è inconfondibile. Solo la sinistra poteva coniare una simile citazione per poi manipolarne il contenuto sul piano pratico. Qualcuno avrebbe dovuto rispondergli che la diversità culturale è certamente un vantaggio a favore della conoscenza. Ma non per questo esiste l'obbligo di far entrare in casa propria il mondo intero senza distinguere l'apportatore di cultura dal criminale. Currò, con quella citazione, ha messo a nudo la sua origine politica ed ora la sta mettendo in atto creando una "quinta colonna" del Pd. Grillo avrebbe dovuto dare ascolto a coloro che gli profetizzavano che le troppe presenze della sinistra estrema avrebbero messo in pericolo il futuro del suo movimento. Ma non ha ascoltato nessuno. Credeva che con le pale eoliche, i pannelli fotovoltaici e un prototipo di auto ad acqua, la mentalità dei centri sociali si sarebbe adeguata al bisogno dei cittadini italiani. Invece, com’era prevedibile, le cose sono andate diversamente. I comunisti sono rimasti sempre tali ed hanno sfruttato il treno di Grillo che passava davanti a loro per sdoganarsi dall'inutilità e l'inconsistenza della loro ideologia. Ci sono saliri e sono usciti da quel cono d’ombra dove la storia li aveva relegati , come una sorta di “confino” tra l’oblio e il limbo, per non infliggere condanne eterne. Grillo li ha riesumati caricandoli sui suoi vagoni e li ha riportati alla luce. Poi ha dato loro incarichi pubblici che adesso stanno ruotando a favore dell’unica coalizione comunista rimasta, quella di Bersani e compagni. Insomma, il comico genovese voleva fare del bene – gliene diamo atto – ma ha rovistato nei cimiteri sbagliati. Ha acquisito consensi e voti, ma ha perso la consistenza del movimento concedendo agli eletti “online” posti di prestigio e potere che non avrebbe dovuto dare. E ancora una volta, dietro l’errore di un uomo, emerge l’errore primordiale, ovvero quello di aver usato il famigerato metodo “democratico” in luoghi e situazioni sbagliati. Non esiste esercito al mondo dove ufficiali e sottoufficiali vengono designati come tali attraverso il voto “democratico” delle truppe. Un movimento, un partito, un’associazione dovrebbe seguire lo stesso criterio affinché reggano le basi portanti ed i perimetri dell’intera struttura. Grillo ha sbagliato la base. Ciò che ha costruito sopra rischia di cadergli addosso. E con esso l’ultima tradotta della democrazia. E Grillo lo sa, caduta quella, poi, ci saremo noi!

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"Noi non siamo, no, dei rivoluzionari sovvertitori. Noi vogliamo che uno Stato forte risorga e per le Leggi comandi!" Cesare Maria De Vecchi, Ottobre 1922

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