martedì 12 agosto 2014

I genitori di Sodoma


La sinistra di Vendola e di Letta non conosce limiti alla fantasia. Ma neanche alla decenza. Dalle menti indottrinate della sinistra partoriscono aborti sempre più raccapriccianti che tendono a denazionalizzare un popolo riducendolo ad un miscuglio di razze senza alcuna connotazione genetica. Si è arrivati al punto di creare dal nulla un ministro di colore i cui interessi erano tutti rivolti verso gli extracomunitari e le cui spese per il loro ingresso e sostentamento sono state ripartite sulle spalle dei cittadini.  A dire il vero, sulle spalle della povera gente la Kyenge non ci ha posato solo il peso del mantenimento della feccia del mondo, ma anche i suoi costi.
Pare infatti che la sua aristocratica presenza sia costato al popolo italiano più di quanto ha speso il Presidente del Consiglio Letta. Ma pochi giornali ne parlano. Meglio non dire che la ministra di colore, oltre ad essere una nullità è stata anche un danno politico, sociale, di immagine e adesso anche economico.
Ma da parte della sinistra non vi  è stato solo il tentativo, in parte riuscito, di renderci meticci, come aveva detto la Kyenge parlando del nostro popolo. La politica mostruosa dei nipoti di Stalin è andata oltre, fino ad intaccare la base della morale, dell’etica e persino della semantica. E così dall’omosessuale Nichi Vendola e dai componenti della sinistra di governo, sempre propensa a difendere i diritti delle minoranze e degli stranieri a danno dei diritti della maggioranza e degli autoctoni, è partorita l’idea di cancellare le parole padre e madre dai fogli scolastici per sostituirle con le parole genitore 1 e genitore 2.
Coloro che si definiscono progressisti e innovatori non ci hanno trovato nulla di strano nella modifica attuata in primis dal sindaco di Milano Pisapia. Tutto normale anzi, di più. In questo modo si è cercato di favorire quelle coppie di omosessuali che hanno avuto in adozione un figlio.  E si, perché il problema semantico, per quanto venga preso sotto gamba, ha una sua importanza fondamentale. Come poteva essere chiamato uno dei due genitori di una coppia gay maschile dal figlio preso in adozione?  E i genitori di una coppia gay femminile?  Nella prima decadeva la parola mamma e nella seconda la parola papà.
Ecco allora il colpo di genio. Hanno cancellato ciò che abbiamo avuto nei millenni come punto di riferimento per la crescita dei nostri figli. Hanno abolito queste due parole, troppo convenzionali ed obsolete, sostituendole con i numeri: genitore 1 e 2.
In questo modo è decaduta non solo una precisa separazione dei due singoli ruoli genitoriali, ma anche – e soprattutto – il diverso sesso a cui essi appartengono. Diversità che non esiste in una coppia gay. E così la maggioranza delle persone si è trovata condizionata dalle “necessità” di collocazione sessuale di una minoranza, quella omosessuale.
Visto che però la semantica e l’intelligenza non vanno a peso, né possono essere prese in considerazione solo quando fa comodo, ci piacerebbe riflettere su questa grande innovazione sinistroide, sostenuta da intellettuali ed accademici, tutti rigorosamente di sinistra e con tanto di puzza al naso, (stile Boldrini).
Facciamo conto per un attimo, (ma solo per tale lasso di tempo!) che, chi scrive sia un omosessuale e che, insieme al proprio compagno, ha avuto in adozione un figlio. Mi ritrovo felice della modifica effettuata dai compagni di potere. Finalmente non sono chiamato più “mammo”. E così vado a firmare il foglio scolastico che non contiene più quella parola razzista e omofoba” Madre!”
Ora, finalmente, posso firmare come genitore 1. Ma, quando vado a firmare il foglio che dovrebbe essere una delle tante attestazioni di libertà sessuale mi accorgo che il mio compagno ha già firmato mettendo il numero uno dopo la parola genitore.
Un moto di rabbia mi assale. Ma come, io sarei il genitore numero due? Sarei quello che viene dopo? Io che tanto faccio per la casa, per il mio compagno, per il nostro bambino adottivo mi trovo costretto ad apparire come la ruota del carro?
Mi incazzerei  vedendomi messo al secondo posto. Dopo l’onta di essere passato per mammo ora devo subire l’umiliazione di essere considerato come ultio nella mia famiglia. Forse occorre chiamare Vendola per dirgli che la numerazione fatta in questo modo è discriminante. E sarebbe la stessa cosa qualora i numeri venissero sostituiti dalle lettere. Anzi, sarebbe peggio perché rischierei di ritrovarmi come genitore di serie B. Allora che fare? Forse è meglio cancellare anche la parola genitore. Il significato semantico comporta, per forza di cose, una seconda persona. I genitori sono sempre stati due, da che mondo e mondo. Però…un momento.  E’ anche vero che dalla notte die tempi i genitori sono sempre stati una donna e un uomo. No, meglio tacere su questa condizione naturale incontrovertibile, altrimenti la mia collocazione nel contesto di una società così bigotta tornerebbe ad essere difficile. Dopo  tutti gli sforzi che sono stati fatti dalle lobbies omosessuali non è possibile ritornare indietro. Proprio ora che stiamo ribaltando il senso dell’orientamento sessuale persino nei bambini con le fiabe gay profuse nelle scuole elementari.
Forse è meglio scrivere che siamo un solo genitore, senza distinzione di numeri o lettere. Il genitore e basta. Già, però, come la mettiamo con le coppie gay femminili?
Il genitore è maschile e da quella parte ci sono due donne che di certo non vogliono rischiare di sentirsi chiamare ”papo”. Quindi, anche se accettano la cancellazione numerica, di certo vorranno che la parola genitore cambi in genitrice. Sarebbe più consona per loro al fine di non ledere la loro delicata ed estroversa suscettibilità. Ma andrebbe a nostro sfavore, perché in questo modo il problema del “mammo” tornerebbe a farsi vivo.
Fermiamoci qui nel racconto dell’ipotetico gay sconvolto dalle differenze che non riesce a cancellare in nessun modo, neanche con l’applicazione di quei piccolo sotterfugi che ha voluto imporre ad una intera comunità di eterosessuali. Se andassimo avanti ci sarebbe da parlare anche dei parenti. E si, perché anche questi potrebbero creare un certo imbarazzo. Come si fa a spiegare ad un adolescente adottato da una coppia gay, che zio e zia sono diversi, che nonno e nonna non sono come i sui genitori? Insomma, la cosa sarebbe alquanto problematica e fastidiosa.
Di fronte al disagio che gli omosessuali saranno costretti a vivere in eterno, nonostante tutti i cambiamenti che essi vorranno forzatamente apportare, e di fronte alle azioni di giustificata ribellione che alcuni genitori eterosessuali - ovvero naturali - hanno già messo in atto quando hanno dovuto firmare i documenti scolastici sotto quella parola snaturata e resa anonima da un freddo numero ci può essere in solo rimedio: creare un luogo adatto a coloro che non si sentono partecipi di un mondo composto da eterosessuali, ovvero di quel mondo da dove anch’essi discendono ma che non accettano a causa dello loro diversità
Si potrebbe pensare a quel luogo già contemplato dalla Bibbia, segno che l’omosessualità è sempre esistita, ma con meno invadenza e vivendo la propria vita senza infastidire quella degli altri.
Riprendendo l’esempio delle Sacre Scritture ed attendendosi alle disposizioni prescritte, così come ha fatto Israele tanto da compiere uno genocidio costante nei confronti dei palestinesi, gli omosessuali potrebbero essere indirizzati verso lo stesso luogo dove un tempo sorgeva Sodoma. Potranno cosi tentare di procreare, qualora Dio volesse essere così magnanimo, dandosi tutti gli aggettivi e i valori semantici alle parole che intenderanno usare e che meglio faranno vivere la loro vita.
Sperando per loro che Dio, invece di essere magnanimo, non si incazzi un’altra volta e rada al suolo, per la seconda volta, Sodoma con tutti i sodomiti.

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