martedì 17 maggio 2011

L'Africa rimpiangerà Gheddafi

L'
insensibilità dei “benefattori” dal missile facile di fronte alle centinaia di morti civili in Siria (civili per davvero e non militari armati senza divisa come gli insorti libici, per intenderci…), a seguito della rivolta popolare antigovernativa in corso, spiega meglio di mille parole come l’indole filantropica dei “volenterosi” non si desti senza delle valide motivazioni. Motivazioni, evidentemente, che nulla hanno a che vedere con le intenzioni dichiarate davanti alla opinione pubblica babbea e che vanno ricercate in una convergenza di interessi di diversa natura, da quelli geo-politici e mondialisti a quelli petroliferi.
Ma sembra proprio che nel caso della Libia vi sia ben altro che valga la spesa di centinaia di costosissimi missili, definendo una volta per tutte in cosa davvero consista la tanto decantata “intelligenza” di queste armi, senza considerare il lascito di morte che resterà al popolo libico, a tutti quei civili che non sono stati centrati ma che moriranno a migliaia nei prossimi anni a causa dell’inquinamento radioattivo diffuso dalle esplosioni delle testate all’uranio impoverito; ma questa è un’altra storia.

Invece, cosa di speciale abbia davvero attirato ed attivato la buona volontà dei “volenterosi”, petrolio e gas a parte, è da ricercarsi nella montagna di miliardi di dollari che costituiscono i fondi sovrani libici in giro per il mondo e che ora sono stati congelati. In particolare nelle banche statunitensi la LIA (libyan Investment Authority) aveva accumulato ben 32 miliardi di dollari ed altri 45 miliardi nelle banche della UE, mentre svariate decine di altri miliardi di dollari erano stati investiti negli ultimi anni in società di tutto il mondo, Italia compresa, con importanti partecipazioni in Unicredit, Finmeccanica, Eni, Juventus, ecc. .

Manco a dirlo, alla vigilia del “ciak, si gira…” da parte dell’ONU, mentre rombavano i motori dei primi aerei francesi e inglesi, tutti i fondi sovrani libici sono stati subito congelati e, conoscendo la cricca dei “volenterosi”, a fine guerra, tra spese militari sostenute, fantasiosi programmi di ricostruzione e varie ed eventuali, al popolo libico non verrà restituito neanche uno spicciolo e questa enorme mole di denaro verrà tutta utilizzata per sostenere le povere economie occidentali super disastrate.

Non per niente, però, prima avevo accennato ad una straordinaria convergenza di interessi nell’affare “guerra alla Libia”. Infatti, una fetta importante degli investimenti libici nel corso degli anni si sono concentrati anche in Africa, soprattutto nella fascia sub-sahariana e sono stati destinati allo sviluppo del Continente Nero ed alla sua progressiva indipendenza dalle grinfie delle multinazionali occidentali nei più svariati settori. L’aspetto più rilevante riguarda però alcune importanti istituzioni finanziarie della Unione Africana, cioè La Banca Africana di Investimento con sede a Tripoli , il Fondo Monetario Africano in Camerun e la Banca Centrale Africana in Nigeria, nate proprio grazie ai determinanti interventi degli ingenti capitali libici, senza i quali non sarebbero mai stati istituiti.

Sarà una inevitabile conseguenza che la guerra in atto ed il furto dei fondi sovrani della LIA ridurranno queste importanti istituzioni alla completa impotenza, distruggendo per sempre il sogno di Gheddafi di sottrarre l’Africa alle mani sporche del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, i principali strumenti di controllo e dominio dei cospiratori mondialisti.

Al momento i bombardamenti occidentali non sono ancora terminati, in quanto il vero obiettivo, Gheddafi, sembra essere ancora vivo e vegeto e ben nascosto, ma è solo una questione di tempo, la sorte del colonnello beduino è ormai segnata.

Si prospetta dunque, la nascita di una Libia pseudo-democratica assoggettata anima e corpo al volere di chi oggi la sta bombardando ma non è difficile immaginare che tra breve, una volta svanita la effimera ebbrezza della libertà ritrovata, gli stessi libici e una grande parte dell’Africa si troveranno a dover rimpiangere amaramente il dittatore di Tripoli.

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"Noi non siamo, no, dei rivoluzionari sovvertitori. Noi vogliamo che uno Stato forte risorga e per le Leggi comandi!" Cesare Maria De Vecchi, Ottobre 1922

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