lunedì 10 ottobre 2011

La sinistra in piccolo.

La sinistra nel corso degli anni non  ha smesso un solo attimo di inveire contro Berlusconi ed il suo governo. E per come sono state condotte le manovre politiche del Pdl e soci non la si può certo biasimare. Ma uno dei suoi punti dolenti è stata la campagna di diffamazione costante e continua diretta verso il singolo personaggio (Berlusconi), nel tentativo di delegittimarlo agli occhi dell'opinione pubblica più come persona che come uomo di governo. Metodi, questi, che hanno antichi trascorsi e che discendono dalle campagne denigratorie ed infamanti portate avanti dai loro nonni, cioè dai partigiani, che non si sono risparmiati insulti, ingiurie, derisioni e offese nei confronti dei loro antagonisti politici.
L'attacco personale è sempre stata una strategia basilare della politica di sinistra ed è inutile negare il fatto che abbia dato spesso buoni frutti. L'interesse morboso che la popolazione ha sempre nutritio più per la vita privata che per quella pubblica di coloro che sono stati chiamati, tramite elezioni, a dirigere le sorti del paese, è stata la leva sulla quale la sinistra si è poggiata per arrivare ai propri scopi.

Ma, al di là dell'arma diffamatoria mai spuntata e usata fino ad oggi, cosa ha fatto la sinistra affinché potesse essere valutata come la parte risolutrice dei problemi del paese? Niente. Assolutamente nulla. Anzi, in molte occasioni si è rivelata peggiore e maggiormente fallimentare del centro destra. D'Alema e Prodi sono ricordi sbiaditi per chi è stato troppo attento alle scopate di Berlusconi piuttosto che alle differenze tra i due governi, ma le conseguenze e gli effetti delle scelte sbagliate e scellerate che la sinistra ha compiuto negli anni addietro le stiamo scontando tutt'ora, e per quanto si possa parlare male del governo del Popolo delle Libertà va dato atto che esso ha ereditato un deficit economico pesante e difficilmente colmabile prodotto proprio dai governi di sinistra che lo hanno preceduto.

Qualcuno, nonostante la storia governativa del nostro Paese, crede invece che con l'avvento della sinistra e la cacciata del centro destra, le sorti della nazione italiana possano migliorare, che possa essere cancellato lo stato di depressione che ormai aleggia sulle teste della gran parte del popolo italiano che si arrabatta giornalmente per conservare il proprio lavoro e per difendere come può quei quattro soldi messi da parte in anni di fatica e sacrifici.

E allora andiamo a vedere cosa fa la sinistra nei comuni italiani, andiamo a vedere i metodi usati dai sindaci di sinistra che governano città di medie proporzioni. Per le grandi è meglio stendere un velo pietoso perché se solo prendessimo in considerazione Torino, Bologna e Milano - città dove la delinquenza, il degrado e le scorribande degli extracomunitari sono arrivati a superare abbondantemente il livello di guardia - potremmo già porre una lapide sulla tomba della sinistra con inciso l'epitaffio: " Qui riposa chi pensava di fare meglio facendo peggio".

Pertanto, andiamo oltre, arrivando a valutare cosa succede in alti luoghi meno affollati, ma pur sempre importanti, scoprendo i particolari, i dettagli sulle gestioni comunali, perché sono questi che determinano le caratteristiche della metodologia di governo.

Innanzi tutto va sfatata la favola della tutela del proletariato. Una cazzata di enormi proporzioni che è riuscita a sopravvivere inspiegabilmente  per decenni nelle teste dei comunisti e in coloro che si sono fatti narcotizzare dai racconti fantasiosi di costoro. Con Marx, Engel, Lenin, Stalin, Mao ed altri campioni di quel calibro il proletariato è stato manipolato a comando da un capitalismo che è riuscito ad annidarsi proprio all'interno dei governi di estrazione comunista che predicavano un'apologia impraticabile.

A Foggia, città presa in esame, governa la sinistra, ovvero quella parte politica che ha ereditato il principio della difesa dei deboli e quindi anche del proletariato. Nel 2009 è stato eletto Gianni Mongelli, costruttore edile  prestato alla politica che pur di non farsi mancare appalti, amicizie e notorietà si è consegnato mani e piedi alle sinistre locali con la benedizione di Niki Vendola e del suo entourage barese.

Dopo due anni di dolce dormire, mentre la città continuava a sprofondare in un abisso sempre più nero e infinito, il sindaco benedetto da Vendola si è svegliato di colpo, e dopo aver concesso nel suo dormiveglia suntuosi appalti rientranti nel piano urbanistico della città ai suoi fedeli amici, e dopo aver spartito con loro la torta dell'edilizia con metodi che hanno portato l'opposizione a chiedergli conto e spiegazioni, ha deciso di punto in bianco di risolvere il problema del vuoto di cassa comunale con strattagemmi a dir poco incredibili.

Nel campo delle municipalizzate ha ben pensato di aumentare del 30% la tassa sull'immondizia mentre per le strade della città le cataste di spazzatura sono aumentate del 200%. Non contento ha aumentato di quasi il 70% il costo della sosta auto all'interno delle strisce blu, (da 0.60 centesimi/ora, il costo è passato ad  1.00 euro/ora). Ha eliminato le strisce bianche in molti punti della città facendole diventare blu ed aumentando il loro numero fino a toccare punti della città ben distanti dal centro o dalla zona fieristica. Infine, ha trasformato i parcheggiatori in ausiliari al fine di poter elevare più contravvenzioni possibili. Una stretta di vite dovuta senz'altro alla crisi economica vigente ma usando una metodica poco accorta e poco logica.

A proposito dei parcheggi, sempre il bell'addormentato dell'urbe ridestatosi dal dormiveglia che intanto ha fruttato milioni di euro ai suo amici costruttori, ha escogitato il seguente piano di pagamento per i suoi concittadini: per i residenti la sosta per la prima auto è gratuita (bontà sua), mentre per la seconda auto il costo annuale è di euro 150,00. Per chi non è residente, quindi per coloro che hanno solo il domicilio o che lavorano in una zona diversa da quella dove abitano, il costo annuale per auto è di euro 750,00 (si, avete capito bene settecentocinquanta euro all'anno per ogni mezzo, più di un abbonamento per i mezzi pubblici o per il canone Tv o per un bollo auto). In un batter d'occhio sono state installate le macchinette per il rilascio degli scontrini di sosta il cui costo pare abbia superato di quattro volte quello speso da altri comuni della provincia foggiana. Oltre alla fregatura economica, il sindaco ha voluto aggiungere anche quella morale. Infatti il pagamanto del posto annuale non implica la padronanza di un posto dove parcheggiare l'auto. Di conseguenza chi prima arriva meglio alloggia. Ma gli altri che hanno comunuque pagato la tassa di sosta? Si fottono! Posteggeranno più distanti dalle loro abitazioni e se non troveranno posto parcheggeranno in altre aree non di loro pertinenza dove saranno costretti a pagare un altro balzello che si aggiungerà a quello annuale. Non male come trovata. Se il sindaco avesse tentato una rapina a mano armata avrebbe ricavato molto meno.

Ecco trovato il sistema per far pagare il deficit delle casse comunali ai cittadini foggiani già vessati, come tutti gli italiani, da uno Stato insaziabile, sempre bisognoso di soldi che non gli bastano mai. Il sindaco di sinistra, non proprio fedele al principio politico che ha abbracciato in campagna elettorale e che prevedeva la difesa ad oltranza del proletariato e delle classi sociali più deboli, ha preferito sparare una raffica di ordinanze comunali sulla popolazione condannandola a pagare per le ruberie, le truffe e la mala gestione compiute dai politici locali che si sono alternati nel corso dei vari mandati amministrativi.

Intanto la città vive nel pericolo delle epidemie derivanti dai cumuli di spazzatura che giacciono ormai da settimane lungo i viali meno frequentati del capoluogo dauno e la criminalità locale continua imperterrita a scorazzare nei supermercati e nei locali pubblici rapinando e depredando commercianti e cittadini. Ma per il sindaco di sinistra Gianni Mongelli, la sicurezza della popolazione può passare in secondo ordine di fronte ai conti in rosso del Comune che in passato, sotto il comando del precedente sindaco - sempre di sinistra - erano  stati già giudicati negativamente  dalla Corte dei Conti dopo la presentazione di bilanci che mostrava delle lacune e delle inesattezze spaventose.

Con  i soldi che il sindaco foggiano si prepara a depredare dalla tasche dei cittadini si metterà la classica piccola pezza su un buco molto più grande che non potrà mai essere colmato, soprattutto perché molti di quei ladri che in passato hanno prosciugato le casse comunali sono ancora presenti nelle stanze del Municipio, pronti a rubare ancora. Costoro non si sono mai nascosti sotto i passamontagna ma hanno usato qualcosa di meglio: i simboli politici che sono cambiati a secondo della convenienza. Oppure hanno preferito costruirsi una facciata d'apparenza che li ha mostrati onesti, coraggiosi e pronti a mantenere le promesse fatte durante le campagne elettorali, salvo poi disattenderle puntualmente, beffeggiando quegli elettori che ogni volta hanno creduto alle loro favole e che, nel loro piccolo, non possono sentirti esenti da una responsabilità morale e indiretta dei danni che i mariuoli di professione hanno inferto alla città pugliese.

Ora, mentre con una mano il sindaco di sinistra Mongelli colora di blu le strisce dei parcheggi della città tentando così di far rifiorire una città preda dell'immondizia e dell'indecenza, con l'altra nasconde la sua negligenza ed incapacità politica, oltre che gestionale, facendo passare sotto silenzio la perdita di sette milioni di euro che la Regione Puglia avrebbe potuto concedere alla città di Foggia per il piano di rigenerazione urbana.

La giunta foggiana ha impiegato due anni per trovare un accordo sui punti di lavoro sbloccando l'empasse praticamente il giorno prima della scadenza per la presentazione della documentazione. Ma all'ultimo giorno utile, il "pony express" incaricato dal sindaco, mentre stava cavalcando il suo stallone per le sterminate praterie del tavoliere pugliese alla volta di Bari con la documentazione in sella, è stato coinvolto in un incidente stradale arrivando  in Regione con 25 minuti di ritardo, quanto bastava per tornare indietro con le pive nel sacco e con una figura meschina da consegnare al sindaco Mongelli.

Sette milioni di euro in fumo, così, per la caparbietà di menti troglodite e piccole, incapaci di vedere al di là del proprio naso ma capacissime di creare ostacoli di natura burocratica. Un'amara beffa a danno dei cittadini causata anche dalla poca attenzione e dall'incapacità congenita di chi ha preso il pennello in mano per verniciare Foggia di blu. Strano però,  gli appalti edilizi che vengono concessi dal comune agli amici del sindaco non trovano mai alcun ostacolo, né per tempi, né per documentazioni.

Ecco lo specchio della sinistra. Ecco come vorrebbe mettere le cose a posto. Con il menefreghismo, il disinteresse, la superficialità, con la politica del "tot al chilo", con il "Chi se ne frega, tanto i soldi non sono i nostri e se mancano li andiamo a rubare nelle tasche di quei coglioni che ci hanno votato, ed anche in quelle che non lo hanno fatto, sempre grazie ai coglioni di prima"

Queste sono le persone che vorrebbero governare una nazione. Gente che dovrebbe vergognarsi di  detenere la carica concessa da chi, per l'ennesima volta, li ha votati pensando di ottenere privilegi personali poi mancati, ( e ben gli sta!).

E intanto la città di Foggia, mentre si prepara per la prossima rapina legalizzata, affigge sui muri dei negozi commerciali la vergognosa immagine che gli sciatti politici locali hanno disegnato con la loro insolente inutilità:" Dopo 23 rapine abbiamo il piacere di chiedevi BASTA. Vietato rapinare"













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