giovedì 26 maggio 2011

Fascisti cannibali

E' una costante. Nell'ambiente chiamato erroneamente di "destra", e frequentato da gruppi che si definiscono fascisti, succedono fatti che spesso hanno dell'incredibile, quasi del surreale.
I movimenti maggiori che più si fanno notare per la loro corposa struttura e capacità di inserimento sul territorio italiano sono quelli che, oltre a dettare una politica spesso opposta all'ideologia nella quale dicono di rispecchiarsi, pretendono il silenzio degli altri, ovvero di coloro che non approvando le scelte strategiche politiche o le alleanze elettorali con certi partiti legati al sistema, criticano fortemente le loro posizioni assunte.

Quando ciò succede, cioè quando le azioni compiute dai maggiori movimenti si scontrano con le critiche di militanti e simpatizzanti di altri gruppi politici, si innesca un escalation infernale tendente ad abbattere chi ha "osato" criticare l'operato dei movimenti primari.

Così, dalla critica politica, che inizia spesso con toni sostenuti ma comunque pacati, si passa alla reazione scomposta della contro parte in cui il sarcasmo e la derisione diventano il fulcro della replica. Se, poi, chi critica osa continuare a sostenere la sua posizione, la controreazione sfocia in offese pesantissime e in atti di accusa sulla persona che molto rispecchiano il grido delle vaiasse popolane che con la loro voce stridula e acuta caricavano di colpe inesistenti il malcapitato che stava loro antipatico.

Si creano cosi i mostri dell'ambiente, cioè le spie, i delatori, i ruffiani, gli infiltrati, gli asociali, i dementi e tutto il resto della parte umana più reietta.

La critica, a quel punto, perde di consistenza e il fatto criticato svanisce tra gli insulti e le diffamazioni. Il risultato ottenuto è così raggiunto da parte di coloro che pretendevano il silenzio altrui sulle loro azioni: non se ne parla più. Il tema è cambiato e il critico è stato portato sul terreno della difesa personale dove dovrà giustificare la propria estraneità dalle strutture che lo vedrebbero coinvolto in azioni delatorie o in compagnia di chissà quali figuri.

Si è creato il "casus belli" la cui importanza, data dalle grida isteriche delle vaiasse, è diventato maggiore rispetto al tema principale. Questa strategia è ormai consolidata negli ambienti ritenuti fascisti. E' un metodo che è stato usato in tempi passati e che ha funzionato. Perché allora non riproporlo ancora oggi contro coloro che in qualche modo danno fastidio con le loro critiche?

Con la tattica delle accuse diffamatorie, e quasi sempre inventate, la dignità ed il rispetto umano nei confronti del critico cadono, e con essi anche la sua credibilità. L'opera di distruzione mira, quindi, non a scardinare la visione politica diversa ma ad annientare chi l'ha detta. E per ottenere la certezza della distruzione, intorno al malcapitato si forma un quadrato di militanti minacciosi che lo chiudono in una morsa dalla quale difficilmente potrà uscirne incolume.

Il gruppo politico è riuscito, così, a ridurre al silenzio la voce che andava controcorrente ritenendosi ancora più libera di prima nell'agire come meglio crede. In caso di future voci critiche, l'azione di macellazione della dignità della persona sarà ancora più determinata e pericolosa.

Se questo insieme che abbiamo descritto venisse esemplificato in natura, assisteremmo allo sbranamento di un agnello da parte di un branco sempre più numeroso di lupi famelici e feroci.

Nessuna pietà, quindi, per chi si permette di esprimere la propria opinione quando questa non è all'unisono con le voci del coro.

L'indignazione e la voglia di ribellarsi a questo linciaggio morale è automatico, istintivo. Ma crescono maggiormente quando si constata che le due fazioni in causa fanno parte dello stesso ambiente. Sono simili ideologicamente pur differendo nelle diverse modalità di concepire la lotta politica. L'azione di distruzione allora cambia connotato. Diventa cannibalismo.

Il malcapitato viene fagocitato dai suoi stessi simili. Ed all'umiliazione che ha già subito per le accuse infamanti ricevute sul suo conto, si aggiunge l'incredulità di vedere i propri simili dargli addosso in quel modo così violento e mortale per la sua dignità. Il morente capisce solo in quel momento che coloro che lo stanno azzannando non hanno più nulla di umano e che il cameratismo e la fratellanza, con quel branco, probabilmente non è mai esistita, se non come coperta servita a nascondere il pelo, gli artigli e le zanne di chi, al momento opportuno, si è rivelato per ciò che era sempre stato.  Errori di valutazione che si pagano cari.

Coloro che riescono miracolosamente a scampare alla macellazione del branco sono davvero pochi. Ma chi ci riesce inizia a nutrire in se il desiderio di annientare coloro che lo hanno tradito e che lo avrebbero maciullato.

La riscossa parte. E parte senza più regole da seguire e senza considerare più "camerati" quel branco di macellai della dignità altrui. L'azione di rivalsa, a quel punto, viene scelta con dovizia, con lucidità e con l'idea di mettere la parola fine alla vita politica del branco cannibale. Il sopravvissuto escogita il suo piano d'attacco, ma soprattutto di difesa futura.

I cannibali sbranatori vanno tenuti al guinzaglio e allora l'accalappiacani è quello che ci vuole. E' l'unico essere che temono, tanto da cercare alleanze politiche per arrivare direttamente su, dove ci sono quelli che gli accalappiacani li comandano.

A quel punto è guerra aperta. I cannibali sbranatori sono una razza a se stante, non apparrtengono a nessuna ideologia, non sono né camerati, né amici, né parenti: sono nemici pericolosi che vanno fermati o eliminati per la sopravvivenza della purezza dell'ideologia e dei nobili sentimenti umani.

Se dall'ambiente in cui vivono i gruppi politici che si definiscono fascisti non verranno accalappiati e annientati i branchi dei fascisti cannibali, ogni sforzo politico compiuto da qualsiasi gruppo che si indentifica seriamente e sinceramente nell'ideologia primaria, verrà inficiato. Molti veri camerati saranno condannati ad essere macellati dai cannibali sulle cui coscienze pesano già numerose vittime innocenti. La difesa contro il massacro della propria dignità non ammette perdite di tempo, non ammette il rispetto di quelle regole che sono state infrante per primi proprio dai cannibali fascisti. Se non viene compresa a fondo la pericolosità del branco maciullatore, la loro vittoria sarà il nostro annientamento. E la dignità di gente pura, cristallina e trasparente verrà calpestata dagli artigli infangati di chi ha scelto la violenza al dialogo, la coercizione alla spiegazione, la minaccia al confronto. Condizioni incettabili per chi ha il dono dell'intelligenza e della parola. Doni da cui i cannbali fascisti furono dispensati all'atto della loro creazione.

2 commenti:

  1. Quanto ho appena letto è assolutamente vero. Mi è capitato ed ancora mi capita di leggere su alcuni siti, siano essi forum o blog, di scontri fratricidi all'ultimo sangue, al di là di ogni umana comprensione, caratterizzati da una violenza che non si riscontra nemmeno tra i più odiati nemici.
    E' vero quanto viene qui spiegato: non è assolutamente consentito esprimere la più blanda e ragionata delle critiche su un qualunque movimento pseudo fascista, senza venire attaccato con esclusivamente l'uso di ingiurie e derisione, da parte di chi si sente oltraggiato a morte. Qualche piccola esperienza di questo tipo l'ho vissuta anch'io e non riesco veramente a spiegarmi come ciò sia possibile ma credo che sia frutto di un atteggiamento che deriva dall'uso parossistico e continuativo di una esasperata quanto cieca autodifesa contro tutto e contro tutti, incapace di distinguere il vero nemico dal camerata dissenziente, o forse, capacissimo di operare questa distinzione ma maggiormente determinato all'annientamento del secondo ed alla sopportazione del primo. Un assurdo, questo, che ricorda molto le purghe comuniste staliniste perpetrate dal baffuto tiranno a suon di massacri o, ancora di più, i "banchetti di carne umana" durante il regime di Mao in Cina, quando in molte provincie migliaia di oppositori venivano macellati, cotti e serviti pubblicamente nelle piazze per essere divorati.

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  2. Occorre difendersi da chi non ha l'umiltà di accettare la critica. Abbiamo bisogno di unità, lavorando con questa priorità andremo lontano, i fondamenti si trovano nella stima e nel rispetto reciproco. Aniello

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