lunedì 2 maggio 2011

Il professore del '68

Si credeva che i tempi fossero cambiati. Invece certi personaggi che sembrano usciti dalle pagine di una storia lontana tornano alla ribalta con lo stesso impeto e lo stesso carico d'odio di un tempo.
E' il caso di un professore di Terni, Franco Coppoli, che si è fatto riprendere mentre sbraita ad un megafono tutto il suo odio antifascista riacceso, (o forse mai sopito), a causa della recensione di un libro scritto da  Cutonilli e Valentinotti sulla strage di Acca Larentia. Ma, al di là della solita retorica partigiana e da centro sociale conclamato, sono due le cose che stupiscono particolarmente.
La prima riguarda la presenza in piazza dello stesso professore, che dismessi gli abiti da docente ha indossato quelli dei RAT ( Rete Antifascista Ternana), senza alcun problema circa la sua funzione di insegnante di una scuola pubblica frequentata da alunni che potrebbero avere idee diverse, o persino contrarie, a quelle espresse dal professore partigiano. Ciò che lascia attoniti, e in certo senso preoccupati, e la violenza delle parole usate, l'odio quasi tribale e atavico seminato con il megafono, le espressioni di incitamento all'odio e alla violenza contro i fascisti, intesi come tali anche coloro che scrivono libri e che non sprangano, come invece vorrebbe una certa cultura sessantottina di triste memoria. Azioni, quelle del prof, che dovrebbero essere sanzionate non per le idee politiche, ma per i modi verbali usati, cosa che non può lasciare dubbi circa il tipo di insegnamento divulgato in classe.
Franco Coppoli aveva già espresso in passato le sue tendenze politiche proprio in presenza dei suoi alunni, riponendo in un cassetto il crocifisso tolto dal muro dell'aula scolastica dove si era recato a fare lezione e rimettendolo al suo posto al termine dell'orario di insegnamento. Un'azione che gli era costato un mese di sospensione senza retribuzione m che pare non sia stato sufficiente per spegnere i bollori sinistri che inquietano l'anima del docente.
La seconda situazione riguarda la presenza del professore nell'ambito dell'insegnamento, perché se da un lato si deve accettare il fatto che ognuno ha il diritto di avere le proprie idee politiche e religiose, dall'altro non si può comprendere e concepire la presenza di una persona che per mestiere fa l'insegnante e che ha nel suo animo istinti bellicosi e violenti che, se trasmessi agli alunni, potrebbero portare a conseguene imprevedibili e negative nel futuro.
Si parla tanto di politica infiltratasi negli apparati della magistratura. Le famose toghe rosse sono state messe all'indice dal governo e da umili cittadini che si sono trovati  a dover combattere più per la propria posizione politica che per il reato contestato.
L'insegnamento non può essere visto come un luogo di minore impatto sociale. Anzi. sotto molti aspetti va considerato come il primo dei posti dove l'indottrinamento politico può creare le toghe rosse di domani o, peggio ancora, le nuove leve dell'eversione rossa.

Professori come Franco Coppoli non andrebbero sospesi ma radiati, cosa che potrebbe anche tramutarsi in un un favore personale perché il tempo a disposizione per incitare all'odio risulterebbe maggiore rispetto a quello attuale. Ma, se non altro, la scuola sdradicherebbe dal suo interno un portatore d'odio il cui rischio sociale continua a non essere preso nelle dovute considerazioni.

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"Noi non siamo, no, dei rivoluzionari sovvertitori. Noi vogliamo che uno Stato forte risorga e per le Leggi comandi!" Cesare Maria De Vecchi, Ottobre 1922

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