giovedì 12 maggio 2011

Confederatio, la coesistenza tra uomo e idea

La nascita di Confederatio è stata travagliata e laboriosa. Il progetto ideato da Paolo Signorelli non ha mai visto la luce durante la sua esistenza. Solo dopo, con la sua morte, nei suoi stessi ambienti politici e culturali, si è risvegliata la voglia di confederazione secondo i dettami con i quali fu ideata.

Ma le forze che si sono prodigate per accendere quell'interruttore hanno fallito. Rimanendo dietro le trincee, oltre a dare una pessima figura di loro stessi, hanno creato un'immagine diversa e distorta del progetto originale. L'inconsistenza decisionale e idealista, poi,  sono state tali dal sentenziare, sul nascere, la sconfitta di chi aveva tentato di dare vita ad un progetto evidentemente più grande degli attuatori.
Vi sono state altre forze, invece, che hanno saputo prendere la bandiera lasciata abbandonata sul campo portandola oltre le proprie linee, mostrando molto più coraggio e determinazione di intenti dei precedenti gruppi politici. Sono state forze politiche esigue ma caratterizzate dal loro entusiasmo, coerenza e fermezza delle loro idee.

Oggi, all'interno della rigenerata "Confederatio" vivono non solo i principi di Signorelli, ma anche i postulati di quei gruppi politici che riconoscendosi in essi hanno apportato, come valore aggiunto, la loro esperienza e le diverse forme di valutazione delle basi di principio caratterizzanti la confederazione.

Allo stato attuale delle cose, Confederatio risulta essere un laboratorio politico in via di formazione all'interno del quale coesistono le diverse anime politiche che trasmettono linfa vitale al progetto. Ma, nonostante la mancanza della forma definitiva, i contenuti sono già delineati e pronti per essere lanciati come semi nei campi politico e sociale del nostro Paese.

Credere però, che vi sarà un momento storico nel quale la forma confederativa sarà definitiva e stabile è un errore che va immediatamente corretto. Se ciò accadesse significherebbe che il progetto si è arrenato su una posizione di staticità. Un blocco all’evoluzione e al cambiamento che, invece, sono la base portante della confederazione.

Per rendere meglio l’idea, e per chiarire una volta per tutte quali sono le basi su cui poggia Confederatio, va detto che le forze che la costituiscono derivano da estrazioni politiche diverse ma che, per certi versi, si intersecano storicamente, socialmente e politicamente tra loro.

Confederatio prende vita dagli ideali social nazionali, dal fascismo e dal nazional socialismo. E’ una forma aggregante mai concepita fino ad oggi che vuole creare le basi vitali sulle quali far convergere le strutture politiche esterne sensibili e ricettive al progetto.

La coesione delle variegate forme ideologiche è stata resa possibile grazie alla presenza di un collante di fondo comune: l’idea di popolo, di stato, e di gerarchia di comando, essenziali per una totale e migliore governabilità del Paese.

Queste sono le tre principali caratteristiche sulle quali i gruppi politici presenti apportano le loro diverse sfaccettature e tonalità che contribuiscono a migliorare e ad evolvere i principi di base.

Quando Signorelli progettò la confederazione, Fioravanti disse che si stava tentando di dare vita ad un fascismo bucolico. Una visione bizzarra, deludente e per certi versi denigratoria di un qualcosa che aveva ben altro spessore e che forse non trovò accettazione perché non fu compresa nella sua interezza e importanza.

La disgregazione globale di quelli che sono i principi ideologici su cui Confederatio oggi si basa, hanno portato alla deformazione e al mutamento genetico di questi stessi ideali. E la riprova è quell’etichetta incollata dal sistema che ha inscatolano in una “destra” le ideologie prima menzionate. Una destre che, peraltro, è stata la loro principale nemica.

L’etichettatura di stato ha portato coloro che si sono ispirati alle ideologie confederative a definirsi di destra. E’ da questo sfacelo identitario, da questa falsa informazione, dall’etichettatura necessaria allo stato per individuare e catalogare le nuove leve antagoniste che è nato il principio confederativo di estraneità da certi ambienti ormai saturi di propaganda del sistema che tiene perennemente attive le fucine da cui vengono sfornati personaggi privi di quel DNA storico, senza il quale risulta essere molto più facile plasmare le nuove leve fasciste, nazionalsocialiste o socialnazionali ad immagine e somiglianza volute dall’attuale regime “democratico”.

Confederatio non è, quindi, una forma di “fascismo bucolico” ma è, invece, qualcosa di molto più nobile e grande: è l’ultimo avamposto di una elite dove trovano spazio le forze ideologiche, sociali e politiche sopravvissute al lavaggio di cervello,  un luogo dove convergono i resti di un popolo che ha sempre difeso la propria identità, che ha lottato allo stremo delle sue forze per la propria sovranità e che è pronto a combattere anche con il sangue, se necessario, contro la schiavitù imposta dal denaro e da coloro che lo manovrano.

Questa è Confederatio, al di là e al di sopra degli appellativi derisori di certi personaggi storici che dovrebbero aver compreso ormai quanto fu inutile l’agire da soli contro un esercito imponente e onnipresente, che ancora oggi detta legge - forse più di prima - anche grazie agli errori compiuti nel passato da chi si ostina a non voler vedere oltre la propria metrica giustizialista.

La confederazione ha preso in carico un compito arduo, ribelle e spregiudicato, quello di mantenere in vita i principi ideologici vitali senza i quali i popoli saranno costretti ad arrendersi, schiacciati dalla supremazia delle forze globalizzatrici che stanno appiattendo ogni cosa, persino il pensiero, ormai quasi del tutto omologato e controllato dalla stragrande maggioranza dei media e sostenuto da personaggi prezzolati ai quali è stata data loro notorietà e fama proprio per meglio divulgare il caos e l’anarchia.

Confederatio, ultimo avamposto. Per tutti, nessuno escluso. Purché vi sia la ferma volontà di cooperare per il fine comune e purché sia chiaro che all’interno della confederazione non esistono nemici o persone da cui diffidare, ma fratelli oltre che camerati, con i quali trasmettere ai propri figli, alle nuove generazioni, quel DNA storico fondamentale senza il quale si è destinati a scomparire.  Un luogo dove cameratismo e fratellanza si fondono creando un quadrato indistruttibile e compatto pronto a lottare per difendere con il sangue i propri principi e la inestimabile vita di ogni singolo confederato.

1 commento:

Oggi come ieri

"Noi non siamo, no, dei rivoluzionari sovvertitori. Noi vogliamo che uno Stato forte risorga e per le Leggi comandi!" Cesare Maria De Vecchi, Ottobre 1922

Il Popolo d'Italia su facebook