venerdì 10 giugno 2011

La fabbrica del razzismo

Il razzismo è sempre stato un sentimento insito nel genere umano. Da quando è esistito l'Uomo sono esistiti i distinguo razziali. Razzisti sono stati i primi esseri umani che si sono divisi in tribù ritenendo quella di appartenenza migliore e superiore alle altre. Razzisti furono coloro che nel corso dei secoli classificarono come "inferiori" i popoli vinti, schiavizzandoli ai loro voleri fino alla consunzione.
Tra questi ci fu anche il popolo romano, la grande Roma imperiale, fonte di civiltà e conoscenza che non  si fece mancare centinaia di migliaia di schiavi provenienti da ogni angolo del mondo conosciuto e colonizzato. E dopo la Roma degli imperatori ci furono altri popoli che per razzismo commisero azioni ben peggiori. Fino ad arrivare all'ultima guerra mondiale, dove il razzismo pare sia stato solo quello rivolto verso gli ebrei e le cosiddette minoranze etniche, quando in realtà era presente anche nella civilissima America dove i "negri" non potevano prendere lo stesso mezzo pubblico di cui si servivano i bianchi, le fontane erano suddivise in base al colore della pelle e lo schiavismo serpeggiava ancora nelle zone della confederazione sudista.

Poi  è arrivata l'ultima generazione, quella dell'uomo post bellico, ovvero l'essere emancipato, evoluto e che si è creduto concettualmente diverso dai suoi predecessori. L' Uomo nuovo, dopo una serie di "evoluzioni" mentali, ha deciso di mettere al bando il razzismo considerando tutte le razze (oggi meglio chiamate "etnie) alla pari, senza differenze cognitive, culturali, religiose, civili e sociali. Tutti uguali insomma, così, di colpo, senza alcuna pregiudiziale.

E per consolidare questo muovo status, ha predisposto leggi severissime nei confronti di coloro che avessero avuto ancora qualche pulsione per quell'antico sentimento che ha sempre fatto parte del DNA umano.

Volendo analizzare scientemente e coscenziosamente l'operato dell'Uomo del terzo millennio non si può fare a meno di apprezzare lo sforzo ciclopico, tendente a modificare nel profondo un sentimento istintivo che nei millenni ha salvaguardato le etnie più forti e più intelligenti da altre più deboli e meno capaci macchiandosi, però, di bestialità genocida, deportazione di massa e carneficina dei suoi stessi simili.

Ma ha anche sancito la fine delle regole naturali che nei secoli avevano decretato l'estinzione di alcuni popoli salvandone altri. Si è chiamato fuori dal contesto dell'ambiente in cui continuava a vivere dicendo a se stesso che questa forma di equilibrio naturale non faceva più al caso suo, non era più contemplato nei suoi sentimenti e non faceva più parte delle basi portanti della sua vita civile e sociale. Un salto di qualità apprezzabile che ha fatto balzare in avanti la razza umana come mai prima era accaduto.

In nome di queste regole civilissime si sono aperte le frontiere, si sono abbattuti i muri dell'apartheid e si sono condannati coloro che, ostinatamente, continuavano a tracciare linee di demarcazione tra uomini con la pelle nera e quelli con la pelle bianca.

E così, davanti alle frontiere decadute, si sono avvicinati milioni di esseri umani un tempo tenuti a distanza dagli odiosi sentimenti razzisti, hanno oltrepassato i reticolati e si sono insediati all'interno di ciò che fino a ieri era appartenuto ad altre etnie che avevano conquistato ciò che possedevano con il sacrificio del proprio lavoro in tempo di pace, e con i propri morti durante i periodi di guerra. L'uomo civile, quello del terzo millennio, aveva decretato in questo modo anche la fine della proprietà nazionale. Tutto era di tutti. Nessun padrone, nessun schiavo, nessun ospite.

Ma l'opera di cancellazione del razzismo ha avuto epiloghi imprevisti e spesso incontrollati perché gli operatori che avevano tentato di neutralizzare i sentimenti razzisti insiti nell'Uomo, oltre ad averlo fatto prestando poca attenzione alle conseguenze, non avevano considerato il razzismo opposto, ovvero quello di chi era stato sempre visto come vittima sacrificata all'istinto del più forte. Un errore pericolosissimo che si è inserito nel contesto della nostra civiltà e che sta producendo danni notevolmente maggiori di quelli che il razzismo originale avrebbe potuto creare.

L'occidentale emancipato, il legiferatore tutto propenso al buonismo, al multiculturale, al multietnico ha innescato un procedimento di implosione spaventoso i cui effetti saranno devastanti. Per distruggere completamente ogni forma di razzismo ha ben pensato di creare una sorta di paradiso terrestre chiamato "integrazione". Il nero con il bianco, il cattolico con il musulmano, l'ebreo con il cristiano, gli usi e i costumi asiatici con quelli occidentali, persino il cibo, diverso per sapori, quantità e qualità, unificato. Ha, cioè creduto possibile sconvolgere le regole naturali che da sempre hanno governato il pianeta.

Ha pensato che il lupo potesse convivere con la pecora, che il leone potesse condividere i ghiacci polari dell'orso bianco, che gli uccelli potessero vivere con i pesci, che i coccodrilli potessero passeggiare con i bufali.

L'uomo del terzo millennio, più che credere alla possibilità di cancellare il sentimento razzista ha pensato, arrogantemente, di poter modificare le leggi della natura alle quali egli stesso è sempre stato soggetto. E dalla confusione al caos il passo è stato breve.

Per meglio integrare chi non voleva integrarsi ha creato leggi inique e demenziali con un grado di giustizia pari a zero; ha accettato l'instaurarsi di condizioni sociali che rifiuterebbero persino i cani randagi; ha forzato convivenze culturali che spesso sono state respinte con la violenza bruta proprio da coloro verso i quali era diretto il processo di integrazione. 

Il prodotto finito della societa anti razzista si è rivelato un inferno di controsensi e di mancate obiettivi, di rabbia e sentimenti di violenza trattenuti a stento, di malessere generale sia per gli autoctoni che per i nuovi arrivati.

E poi il tocco finale. Proprio chi si era fatto promotore di questa omologazione universale ha creato i presupposti affnichè il razzismo pluricondannato in tutte le sue forme divenisse il sentimento più pericoloso e più subdolo lasciato poi senza alcun controllo nel contesto di una società impotente e indifesa.

L'occidente ha assistito così al decadimento delle sue leggi, della sua morale e della sua etica. Processi aberranti, assoluzioni giuridicamente mostruose,  pene risibili si sono presi gioco della giustizia e del dolore di popolo interi che subivano una sorta di persecuzione voluta ed orchestrata dai poltici, assoggettati a poteri enormemente più grandi di loro.

Rom, rumenti, albanesi, jugoslavi, moldavi, africani di tutte le nazioni, pur commettendo crimini atroci contro altri esseri umani in occidente sono stati assolti o condannati a pene da barzelletta, degne dei film grotteschi, o delle follie da camicia di forza. Zingari che hanno ucciso giovani ragazzi italiani mentre tentavano la fuga dopo aver compiuto furti o rapine, romeni che hanno stuprato donne italiane la cui colpa era stata quella di passare nel luogo sbagliato al momento sbagliato, anziani massacrati nelle proprie case per quattro spicciolo da stranieri di ogni razza (o etnia), hanno accresciuto il grado di razzismo che, invece, si voleva debellare. Giudici incapaci o politicizzati, con le loro sentenze hanno ucciso per la seconda volta le vittime dei brutali omicidi compiuti da etnie straniere, i partiti politici con le loro proposte di legge rivolte a beneficio dei milioni di diseredati, e spesso a danno della popolazione indigena, hanno distrutto lo strato sociale e civile di una intera nazione. Eppure, gli uni e gli altri, pur commettendo errori da fucilazione in piazza hanno continuato a vivere protetti dalle armi degli uomini in divisa, lontani dai pericoli creati dalle loro sentenze e  dalle loro leggi sbagliate sotto ogni profilo.

Gli anti razzisti per eccellenza, le caste super protette, intoccabili ed inviolabili si sono dimostrate i fautori di un nuovo razzismo ancora più pericoloso di quello passato. Un razzismo che prima o poi porterà i cittadini, stanchi di subire soprusi e ingiustizie, ad armarsi per farsi giustizia da soli. E in quel momento non ci saranno giudici o politici in grado di far valere le loro ipocrite leggi buoniste perché non ci sarà pietà.

Ma anche in quell'occasione si compirà un grossolano errore, perchè la rabbia di un popolo deluso si scaglierà contro l'ultimo anello di una lunga catena, ovvero sugli stranieri, mentre i fautori del nuovo razzismo continueranno a vivere protetti dalle armi degli uomini in divisa.

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