lunedì 1 agosto 2011

Il Problema politico


Si deve dare atto che in questo ultimo periodo di tempo, all’incirca da un anno a questa parte, il movimentismo fascista si sta mostrando maggiormente sensibile alla ricerca di punti di contatto interni alla propria area e di condivisioni comuni di battaglie e di prese di posizione e, in qualche caso, di timidi rapporti di collaborazione entro gruppi ristretti.

Il baratro che si sta progressivamente allargando sotto i nostri piedi, promettendo di trascinare l’Italia nel più buio e doloroso periodo della propria storia, sta evidentemente inducendo le coscienze a ricercare una soluzione che favorisca la convergenza delle forze fasciste.
La sensazione è sempre più che un inconscio collettivo che spinge verso l’aggregazione, stia prevalendo, forse per la prima volta, sulle volontà dei singoli segretari politici, volontà governate ancora dalla diffidenza, dal protagonismo, dall’autosufficienza. 

Ma il corso degli avvenimenti e le direttrici attraverso cui i fatti si concretizzano non sono determinati dai desideri repressi, piuttosto sono il frutto delle azioni reali, e queste ultime sembrano indicarci cose diverse.

Nonostante li si sbandieri come accadimenti di grande importanza, i vari meeting, incontri, appuntamenti che si stanno succedendo negli ultimi mesi, nei quali si chiamano a raccolta i vari movimenti, con presenze sempre più o meno parziali a causa dei veti incrociati, in realtà essi si manifestano come avvenimenti privi di qualunque valenza politica, la qual cosa non viene neanche nascosta.  A maggior ragione, non si comprendono i motivi di certe espressioni di soddisfazione, come di auguri ed auspici per certi cambiamenti che in realtà mancano di qualunque base di appoggio reale e, come tali, non  potranno mai  concretizzarsi.

Come in passato ha già detto qualcuno , la cui assenza continuerà a pesare ancora a lungo, gli uomini non agiscono in base all’esperienza ma piuttosto lasciandosi guidare dagli istinti. Accade infatti, che non è affatto sufficiente avere sperimentato per quasi vent’anni solo fallimenti, uno dietro l’altro, per indurre l’homo politicus fascista a domandarsi dove ha sempre sbagliato e quale sia la giusta strategia da seguire.

Si continua a credere che l’unità fascista sia un fine da raggiungere e non piuttosto un necessario punto di partenza ed IL MEZZO da impiegare nella lotta politica; si continua a credere che la strategia giusta consista nell’individuare alcuni semplici presupposti di base e delle specifiche linee di azione politica e sperare che qualche altro movimento condivida e si aggreghi, almeno fino a quando non subentrino noia, stanchezza, insoddisfazione e  conflitti interni di varia natura, dopo di che il giocattolino inesorabilmente si rompe.

A nulla vale il ricordo di un movimento, l’MSI, che per quasi 50 anni è stato il riferimento, a suo modo forte e temuto, di almeno 2-3 milioni di fascisti, nonostante tutte le contraddizioni ed i limiti di cui oggi potremmo dire. L’MSI fu il partito dei fascisti italiani in una situazione politica completamente diversa da quella odierna, quando i partiti di regime, tanto i componenti del pentapartito di governo, quanto quelli di opposizione di sinistra, capeggiati dal PCI, erano fortissimi, per nulla in crisi e perfettamente in grado di dominare la scena. Ci vuole pochissima immaginazione per comprendere quale potrebbe essere oggi la forza ed il consenso che un grande movimento come il defunto MSI, potrebbe convogliare su di sé, determinando la morte politica dell’attuale sistema.  Ma evidentemente le priorità dei movimenti fascisti o pseudo tali sono altre ed hanno più a che fare con il desiderio di affermazione della minuscola realtà che ognuno rappresenta, possibilmente a discapito della concorrenza.

Si assiste ad un continuo scagliarsi contro il sistema antifascista, reo di sistematica diffamazione, ma gli impavidi difensori sembrano in realtà più interessati alle scaramucce, a far parlare di sé e a portare acqua al proprio mulino, piuttosto che a lavorare per il futuro politico del nuovo fascismo.
Ed ecco che il fascismo rimane lì, come il mazzetto degli odori sul banchetto del fruttivendolo, pronto ad essere ceduto gratuitamente per profumare minestre e sughi fatti con ben altri ingredienti. Rimane lì, in attesa del prossimo imprenditore della politica alternativa che fonda con un paio di amici l’ennesimo movimentino di estrema destra all’aroma mussoliniano, dopo essere fuoriuscito da altri fuoriusciti di altri fuoriusciti, a loro volta fuoriusciti da qualcosa di cui pochi conservano la memoria. Occasioni in cui si ostenta ipocrisia, stupidità ed inganno, serviti a piene mani, pronunciando l’unico slogan che sarebbe da evitare, quello che inneggia alla unità dell’Area, appena dopo aver fondato l’ennesimo elemento di disunione.

Tutti costoro parlano di azione, di sacrificio, di abnegazione totale per la lotta contro il sistema, puntando implicitamente il dito contro chi non si veste di scudo e corazza per seguirli fino alla morte. Eppure le uniche azioni che dovrebbero essere intraprese, mi riferisco non alla lotta contro il sistema -che verrebbe dopo- ma alla lotta interna per la unificazione del movimentismo fascista, vengono eluse. 

La realtà è questa: qualche milione di fascisti si trova costretto a tenersi alla larga da tutto e da tutti, perché la maggioranza dei dirigenti delle varie organizzazioni nella realtà dei fatti si odiano, si evitano, si insultano, si accusano a vicenda.

Oggi il dilemma di chi si senta vicino all’ideale mussoliniano, è quello di scegliere con chi stare, se con CPI o con FN o con FT o con altri ancora, visto che la scelta è amplissima. Nessuno sembra rendersi conto di quanto sia triste ed ingiusta una tale situazione per i fascisti e soprattutto di quanto sia inutile e dannosa per il fascismo.

Chi dovrebbe capire, non vuole capire, purtroppo.  E malgrado tutto, un cambiamento potrebbe avvenire solo con la scomparsa di tutti i movimenti della cosiddetta Area fascista ed estrema destra, facendo mancare loro ogni sostegno e partecipazione da parte dei tanti camerati in buona fede che li tengono in vita.

Spero non sia necessario precisare, ma è meglio farlo, che sostenendo questa posizione, non solo non si trae alcun vantaggio e non si porta vantaggio a chicchessia ma che oltretutto si è consapevoli dell’isolamento dentro il quale ci si caccia. Personalmente la cosa mi lascia comunque indifferente. Dire la verità non ha prezzo!

Questo è l’appello che va lanciato a tutti i camerati d’Italia: rifiutare di collaborare con gli artefici della disgregazione ed invocare la costituzione del movimento unitario del fascismo italiano. 

Non ci sono alternative.                      


fonte: www.avehesperia.it/blog                                                                                                                     

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"Noi non siamo, no, dei rivoluzionari sovvertitori. Noi vogliamo che uno Stato forte risorga e per le Leggi comandi!" Cesare Maria De Vecchi, Ottobre 1922

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