martedì 12 agosto 2014

Fanculo


E’ una crisi che non ha fine. Popoli ridotti alla schiavitù mediante l’applicazione di tasse inique, impagabili, erosive. Nazioni buttate in un’arena dove i banchieri dettano regole suicide tra i popoli, dove guardano dagli spalti, sghignazzando, la fine della loro  libertà. Lo sanno, i banchieri, che per combattere il loro potere non bastano gli sparuti gruppi politici contrari alle loro leggi e neanche quelli terroristici. Nulla è fuori il loro controllo e tutto viene intercettato, monitorato, studiato e, spesso, represso ancor prima che vi sia la possibilità di agire.

Sanno anche, gli affamatori di popoli, che la loro forza sta nella nostra disorganizzazione, nella nostra incapacità di unirsi. E per eliminare anche la più piccola possibilità di unificazione, seminano odio e rancori gli uni contro gli altri, tra nord e sud, tra fascisti e comunisti, tra neri e bianchi, tra religioni diverse. Ogni giorno creano un evento dove il popolo viene diviso per sostenere l’una o l’altra fazione. E intanto gli usurpatori della sovranità nazionale continuano il loro macabro gioco, devastando, depredando, assottigliando le poche ricchezze rimaste.
L’Italia è uno di quei paesi caduti nelle fameliche fauci delle bande predatrici capeggiate dai banchieri internazionali. Ed è ormai evidente che si sta giocando l’ultima partita tra due fazioni, una composta dai governanti e dai circa 250 mila individui che campano all’ombra della politica, e l’altra composta dal resto della popolazione, ovvero da circa 60 milioni di individui che ogni giorno cercano di scampare alle grinfie degli aguzzini legalizzati.
Non vi è più motivo per tacere o per usare espressioni dignitose verso chi ci sta uccidendo ogni giorno, verso chi ci sta facendo agonizzare nel peggiore dei modi. Non di può più tacere sulla complicità di Giorgio Napolitano, che continua imperterrito a lanciare moniti inutili senza che, all’atto pratico, vi sia stato un solo cambiamento. Impossibile anche credere che il Presidente della Repubblica non conosca il pericolo verso il quale il governo ci sta portando. E qualora non lo sapesse, sarebbe comunque un cattivo Presidente, perché si dimostrerebbe di essere completamente all’oscuro di ciò che sta accadendo nella nazione di cui egli è, purtroppo, il rappresentante supremo.
Siamo nelle mani di persone incapaci, corrotte, vendute alla nazione più ricca d’Europa (la Germania) e servi dei poteri bancari ed industriali. Abbiamo un governo che si interessa più a rassicurare gli ebrei sulla persistenza della lotta contro l’antisemitismo e che non tiene conto delle leggi e dei decreti che promulga a danno dell’economia dell’intero Paese.
Abbiamo un governo che ribadisce il proprio servilismo strisciante alle lobbies, nazionali ed internazionali. E lo dimostra in ogni occasione, dagli sconti di miliardi di euro verso le lobbies dei giochi d’azzardo alle cartelle esattoriali di decine di migliaia di euro che emette nei confronti di chi ha perso casa, soldi e lavoro.
Quale destino ci aspetta, quale fine faremo se non prendiamo il coraggio a due mani per metterci in prima persona per combattere la nostra battaglia. E si badi bene, ormai non si tratta più di lottare per la supremazia di una ideologia a discapito delle altre, ma di sopravvivenza vera e propria. Se non ci armiamo di coraggio, di determinazione, di incisività nelle azioni, la nostra fine sarà inevitabile e con essa il futuro delle prossime generazioni.
Abbiamo poco tempo perché ormai l’Italia è’ assediata dentro e fuori. Dentro da coloro che potrebbero essere definiti, a ragione, gli antagonisti dei casalesi; fuori da quelli che farebbero impallidire Attila per la loro ferocia distruttiva. “La ripresa c’e’ ma non si vede”, ha detto Letta qualche giorno fa. Oltre al danno anche la beffa. Sarebbe da rispondergli che lo stesso principio dovrebbe basarsi sui nostri soldi quando ce li chiedono per foraggiare gli istituti bancari, “ci sono ma non si vedono”. Fanculo alle frasi di rito e di presa per i fondelli e fanculo anche a chi le pronuncia pensando di avere a che fare con 60 milioni di imbecilli.

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Oggi come ieri

"Noi non siamo, no, dei rivoluzionari sovvertitori. Noi vogliamo che uno Stato forte risorga e per le Leggi comandi!" Cesare Maria De Vecchi, Ottobre 1922

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