martedì 12 agosto 2014

Speranze e discordanze


Seguo con attenzione l’andamento del comitato 9 dicembre. Devo dire che le uniche notizie che sono riuscito ad avere sono state quelle postate su Fb o su qualche altro network. Coloro che hanno provveduto a diramarle sono stati spesso gli stessi partecipanti alle manifestazioni. Dai telegiornali e dalla carta stampata, invece, le notizie sono state pochissime se non assenti.
Ma, a parte questa considerazione, mi sono spesso chiesto quali sono i criteri basilari promulgati dai capi dell’iniziativa. Personalmente vorrei davvero che il comitato giungesse a Roma occupando o assediando i palazzi di potere. E penso che sia pure possibile farlo, sempre che le forze dell’ordine non si rimettano il casco e inizino a manganellare alla cieca dietro ordine del Ministro dell’Interno Angelino Alfano.  Ma anche se fosse possibile fare quanto è nella mente degli organizzatori, anche se si occupasse il Quirinale e il Parlamento, dopo, cosa accadrebbe? Chi governerebbe? E come? In base  a quali criteri di scelta? Cosa si farebbe nelle prime 48 ore di occupazione dei palazzi di potere? Quali strategie e tattiche si userebbero per mantenere occupati i palazzi? Di chi ci si potrebbe fidare? E di chi si dovrebbe diffidare? Queste domande non vogliono essere né provocatorie, né demoralizzanti ma solo chiarificatrici. Sono sempre stato convinto che, con o senza l’appoggio dei servizi segreti, o della connivenza dei grandi poteri nazionali ed internazionali, un colpo di stato, una rivoluzione, un occupazione anche momentanea, sarebbe possibile. Basterebbe semplicemente prendere di sorpresa le lobbies e i loro camerieri politici che bivaccano in Parlamento. Ma sono anche del parere che dopo i primi momenti di smarrimento e di incertezza, nel giro di 48 ore i poteri forti colti di sorpresa si ricompatterebbero dando il via ad una contro offensiva decisa e diretta che farebbe capitolare qualsiasi forza antagonista barricata per le strade o nelle sale di comando del governo. Se ciò accadesse, cioè se vi fosse un’occupazione di forza e una contro offensiva altrettanto decisa, comunque dovessero andare le cose, il sistema sarebbe stato intaccato e la falla, la crepa inflitta al  muro del potere, darebbe inizio ad un conto alla rovescia verso la caduta definitiva dell’intero apparato speculativo-finanziario-politico del paese. Ma è difficile pensare che si possa arrivare a tanto se si sa già che, dalla partenza di questa rivoluzione fatta alla carlona, i promotori  hanno provveduto a chiedere il permesso alle autorità competenti per poter occupare uno spazio pubblico dove sistemarsi in previsione di un ipotetico assedio.  Hanno cioè chiesto agli stessi rappresentanti del potere che vogliono eliminare se, dove e come possono assediarli. Di fronte ad una simile presa di posizione rivoluzionaria i Mulini a vento di Don Chisciotte diventerebbero molto più seri di quanto non lo siano mai stati in passato.

I presupposti, quindi, non sembrano dei migliori. Ma ciò che ancora meno torna è la mancanza totale, non solo di un piano preciso per occupare o assediare i palazzi, ma anche di una strategia immediatamente successiva. Forse i promotori del comitato pensano che si possa occupare il Parlamento allo stesso modo di come i centri sociali occupano i palazzi abbandonati o le fabbriche dismesse. Non è così, e quei palazzi non sono né abbandonati, né dismessi. Tutt’attorno aleggia una forza invisibile ma pronta a materializzarsi nel momento in cui il sistema si sente minacciato. E’ vero, si può giocare sul fattore sorpresa e prendere possesso del centro di comando. Ma dopo? Se non si tagliano subito le teste, se non si applica immediatamente una pulizia tra le maggiori cariche delle forze dell’ordine, dell’esercito, del Viminale e di altre istituzioni legate a doppio mandato con il potere politico, se non si isolano nel giro di pochissime ore i centri di informazione, di emergenza, di  controllo delle parti vitali del sistema, anche il più deciso gruppo rivoluzionario cesserebbe di esistere. E se anche tutto questo fosse compiuto ma non si dovesse prevedere di isolare i lobbisti, ovvero i burattinai del sistema, in poco tempo tutto ritornerebbe nelle loro mani, con altri uomini, con altri comandanti pronti ad ubbidire ciecamente pur di avere soldi e potere. Non si deve credere che gli uomini del sistema siano solo quelli che oggi comandano dietro ordine delle lobbies. Vi sono altri personaggi pronti a sostituirli nel giro di pochi minuti. Persone che, con tutta probabilità, già da tempo scalpitano per arrivare ai posti di rilievo già occupati. Vederli vacanti darebbe il via alla loro corsa alla poltrona, e per arrivarci sarebbero ancor più spietati dei loro predecessori. Solo in questo modo si potrebbero ingraziare le lobbies non ancora liquidate.
Tutto questo non è stato preso in considerazione. Si seguono altre strade, altri modi   quanto mai strambi. gli organizzatori di tutto hanno parlato, tranne di come e cosa fare una volta giunti a Roma per cacciare i parlamentari e dare vita ad una nuova politica. Non ne hanno parlato perché non hanno avuto mai chiaro il significato della parola rivoluzione o perché … e meglio non far sapere in anticipo al nemico le proprie mosse?
Alla domanda non risponderanno i posteri, ma noi che viviamo in questo anno domini. Vedremo se il sole di ferragosto porterà nuovi volti e nuove politiche nate dalle macerie del sistema o se continueremo a sopportare le solite facce servili dei politici di turno, devoti schiavi di un potere economico finanziario ancora più forte e più spietato di prima.

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Oggi come ieri

"Noi non siamo, no, dei rivoluzionari sovvertitori. Noi vogliamo che uno Stato forte risorga e per le Leggi comandi!" Cesare Maria De Vecchi, Ottobre 1922

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