martedì 12 agosto 2014

Suddivisione di un popolo. Il male che ci penalizza.


Il dissenso italiano è il più frastagliato ed incontrollato che vi sia. Noi siamo l’unico popolo che, anche nel dissenso comune, è capaci di dividersi in mille rivoli. Siamo l’unico popolo al mondo che non trova unità neanche quando il livello di pericolo per la propria sopravvivenza si alza a livelli esponenziali. Siamo quelli che dissentono meglio con il movimento di Grillo e meno con i forconi. 
Siamo quelli che preferiscono il dissenso di sinistra piuttosto che quello di destra, e viceversa. Siamo il popolo che si divide tra forconi e comitato 9 dicembre i quali, a loro volta si suddividono tra ferriani e calviani.Insomma siamo un popolo che non conosce il significato di unità, compattezza, coesione, interesse comune e collettivo. Siamo il popolo dei singoli, dove ognuno pensa a se stesso e Dio per tutti.
La colpa di quanto è accaduto in Italia e di quanto sta accadendo è quindi della popolazione, che persino davanti alla visione del baratro dove sta per cadere, continua ad azzuffarsi in faide, ognuna delle quali si arroga il diritto di rappresentare il resto degli italiani.
Ma è davvero questa la realtà? Davvero il popolo italiano è incapace di unirsi, di fare blocco comune, di essere un sol uomo?
Probabilmente si. Abbiamo un retaggio storico sconcertante. Ma oggi, dove si origina questa suddivisione? Dal carattere ribelle e personalistico di ogni singolo italiano? No! L’origine sta proprio li dove è diretto il dissenso degli italiani. E’ in quel luogo che si organizzano le tattiche che devono dividere il popolo in mille rivoli perché nella disorganizzazione e suddivisione della massa sta la forza di chi esercita il potere. Ed è nei luoghi di potere che si decide di far nascere il numero maggiore di movimenti, di dare spazio a vecchi e nuovi oratori e incantatori. E’ il gioco delle forze, dove si tende a disgregare la più debole, la meno organizzata, ed anche la meno finanziata. Se si tengono a mente queste particolarità, sarà più facile capire che il dissenso non potrà mai avere inizio da una forza di massa popolare perché questa sarà frastagliata in milioni di piccole, inutili, insignificanti manifestazioni destinate a non avere alcun seguito, né sociale, né politico. Il dissenso, allora, deve partire da poche persone, decise, determinate e, soprattutto, disposte a scendere in guerra contro questo governo.
Potrebbe sembrare un richiamo troppo forte ma è questa l’unica strada da seguire. Il popolo non ha il potere finanziario, non ha il potere legale, non detiene il controllo dei media (ma ne è soggetto), non ha forze dell’ordine pronte a mobilitarsi in sua difesa. E’ un gregge che viene unito dalla forza sovrastante solo quando deve essere tosato, mentre viene suddiviso nel suo belare.
Se ci deve essere una rinascita italiana, questa deve passare dall’azione di pochi, senza aspettarsi nulla dal popolo. Basterebbero 400 persone ai posti giusti, nel momento giusto, per sovvertire l’ordine del sistema. Non occorrono masse urlanti e incazzate con i forconi in mano o con i “fucili padani” pronti a sparare. Lasciamo questo mondo fantastico al cinema o ai filosofi da salotto.
Il Nuovo Ordine Nazionale, dai primi dell’anno prossimo, proverà a disegnare un progetto di rivoluzione sociale diverso nei modi, ma fermo sui principi. Quello primario è l’annientamento delle lobbies che comandano le classi politiche. Se partiamo con la giusta visione dell’origine dei problemi, sarà possibile colpire più duramente il nemico. Combattere i politici serve solo a muovere le acque. Poi però, passato il momento di stupore e scalpore, le acque tornano ad essere calme e tutto torna come prima. Occorre togliere il tappo a questo acquitrino. Se ci riusciremo, scivoleranno nelle fogne i veri autori di una crisi che non c’e', e con essi i politici che lavorano per loro. In un solo vortice di melma potremo riprenderci ciò che è stato seppellito e occupato dalle bande lobbiste che oggi governano la nostra nazione.
I politici sono solo i pupazzi di un sistema marcio e corrotto nel quale sguazzano, ma per far chiudere l’indegno treatrino, occorre abbattere i pupari.
Prepariamoci a fare questo, con o senza la massa.

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"Noi non siamo, no, dei rivoluzionari sovvertitori. Noi vogliamo che uno Stato forte risorga e per le Leggi comandi!" Cesare Maria De Vecchi, Ottobre 1922

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