domenica 26 febbraio 2012

Politiche sbagliate

Succede di continuo ormai. Mentre l'area cosiddetta di "estrema destra" si frammenta sempre più, quella antagonista trova il suo punto di coesione nell'antifascismo. Non che la sinistra sia diversa dal fascismo odierno. Alla fine, anch'essa è stata contagiata dal morbo separatista. Anzi, pare che a sinistra esista un numero impressionante di piccoli partiti e movimenti capace di far impallidire i maggiori responsabili del disfattismo fascista italiano del dopoguerra.

Ma quando si tratta di dare contro i fascisti, di colpo, gli atomi sinistri si aggregano come se ubbidissero ad un richiamo naturale. In quel momento le divergenze, le differenze di idee, di opinioni strategiche, politiche e sociali non esistono più. Individuato il fascista, la forza politica di sinistra si compatta e avanza unita.

Dall'altra parte, invece, le suddivisioni rimangono tali anche di fronte al pericolo. Ognuno è lasciato a se stesso. E quando capita che un movimento si trova a dover affrontare in piazza la canea urlante dei centri sociali, esso rimane solo, pagando così lo scotto della propria arroganza e della esasperante saccenza che non ha saputo trattenere quando si è trovato a doversi confrontare con altri movimenti appartenenti alla stessa ideologia o perché è stato vittima dell'isolazionismo perpetrato a colpi di saccenza e arroganza altrui.

A sinistra, le cose stanno diversamente. Difatti, benché vi siano differenze di vedute, non vi è il rinnegamento dell'appartenenza politica. In buona sostanza dal fronte opposto vige la regola in base alla quale tutti possono litigare con tutti mandandosi anche a quel paese, ma nessuno di costoro vive nella presunzione di ritenersi migliore del proprio interlocutore, riconoscendo alla parte con la quale ha in corso la diatriba interna, la stessa appartenenza ideologica, politica e storica che nessuno osa mettere in dubbio.

Dalla parte del cosiddetto "fascismo del terzo millennio", le cose stanno diversamente. La presunzione di essere il detentore del principio originale del "verbo" è  al primo posto. Sono sopratutto i movimenti meglio organizzati che si atteggiano a esseri supremi a cui non si può e non si deve chiedere nulla. Alzano un muro di superbia così alto per il quale nessuno, anche volendo, può pensare di avvicinarsi, pena l'essere deriso, umiliato, offeso e, non di rado, anche picchiato. Si ha così la disintegrazione dell'ideologia, la distruzione dell'unità tra ideali e uomini. Si crea l'isolamento voluto e imposto, che fa di ogni singolo movimento lasciato da solo un facile bersaglio per l'antifascismo unito e compatto.

Da cosa scaturiscono questi pensieri? Dalla materializzazione dei concetti finora espressi. Ma meglio sarebbe dire dall'ennesima prova provata che fa ben capire come sia sbagliata l'impostazione politica messa in atto dai prepotenti e arroganti movimenti meglio organizzati, che pur di sventolare la propria bandiera sulle teste di tutti non tengono conto del pericolo in cui lasciano le altre entità politiche. Un pericolo che ben conoscono e che, non di rado,  ricade anche sugli stessi ideatori.

E' il caso degli scontri avvenuti il 25 febbraio 2012  a Foggia durante l'inaugurazione della sezione di Casapound Italia. Durante i festeggiamenti un gruppo di circa 50 personaggi dei centri sociali foggiani si sono radunati scontrandosi con le poche unità facenti parte del movimento di Iannone. Stranamente la presenza della polizia era notevolmente ridotta rispetto al solito. Basti pensare che all'inaugurazione della sezione del Nuovo Ordine Nazionale erano presenti tre camionette della celere provenienti da Bari ed una dei Carabinieri. Eppure il NON ha una visibilità decisamente minore rispetto a CPI.

Ma oltre all'assenza ingiustificata delle forze dell'ordine mancavano anche gli altri movimenti fascisti presenti a Foggia. Per cui nessuno è  potuto intervenire in difesa della sezione e degli uomini che erano sul posto.

Ma se non c'e' una spiegazione logica per l'assenza delle forze dell'ordine, per quella dei movimenti il motivo esiste. A nessun movimento fascista ( e ce ne sono ben due - Nuovo Ordine Nazionale e Forza Nuova -) è stata annunciata l'apertura della sezione di CPI, e tanto meno vi è stato un straccio di invito che sarebbe potuto servire anche per rivedere le posizioni politiche e personali creando quello spirito di compattezza che avrebbe dato ben altri risvolti all'evento perpetrato dall'estrema sinistra foggiana. All'assenza dei movimenti va aggiunto anche quella di un numero imprecisato di persone che pur non appartenendo a nessun gruppo politico sarebbero state comunque presenti, come lo sono state in passato per le manifestazione a cui sono state invitate. Ma il gruppo foggiano di CPI ha preferito inaugurare a "porte chiuse". Insomma se la sono voluta suonare e cantare tra loro.

L'arroganza, l'ottusità e la presunzione di credersi degli dei in terra hanno fatto da padrona alla situazione. E così, oltre ad aver avuto una festa di inaugurazione stroncata dalle bombe carta, dagli assalti di persone incappucciate ed armate di bastoni, spranghe, coltelli e bottiglie, vi è stato anche l'intervento della polizia che, dopo un primo momento di sorpresa, è arrivata in forze ed  ha agito come al solito, acchiappando chi poteva e senza distinzione. Tanto è vero che in questura sono finiti sia gli aggressori (alcuni) che gli aggrediti.

Ciò che è successo a Foggia succede in tutte le parti d'Italia. L'isolazionismo portato avanti da CPI ha dato vita a questa forma di distacco, pericolosa e devastante sia a livello personale, che in campo politico.
Azioni come quelle vissute nel quartiere foggiano non sono altro che il risultato di scelte sbagliate, di politiche errate, di concetti anomali e anormali comandate dalla sede centrale romana che non  tiene conto di nulla, se non di se stessa, e che lascia persino i propri militanti in balia degli eventi più disastrosi che potrebbero volgere in tragedia.

Il vero problema non sta tanto nell'azione compiuta dai centro sociali contro CPI, perché si potrebbe anche pensare che, a causa della chiusura e dell'isolazionismo in cui si è volontariamente calata, quest'ultima se l'è andata a cercare. Il vero problema sta nell'errore tattico e strategico comandato dal centro romano di CPI che si  ripercuote su tutti i movimenti e su tutta la politica locale. Gli atteggiamenti separazionisti ed isolazionisti come quelli messi in campo da CPI aprono il terreno alle sinistre che, di certo, non si fanno scappare l'occasione per occupare i territori con azioni di forza. Ciò apporta tensione, timore nelle persone, preoccupazione nelle famiglie che si trovano vicine ad una qualsiasi sezione di un qualsiasi movimento di matrice fascista. E in più si da la certezza all'opinione pubblica che le già piccole e risibili forze politiche locali non hanno nel proprio DNA neanche l'istinto della sopravvivenza. C'e' solo una distruzione politica, sociale, civile e persino logica della regola naturale più elementare. E tutto questo grazie al percorso politico di coloro che credono di essere dei grandi dei in terra, che considerano alla stregua di piccole cavie da laboratorio tutti gli altri movimenti che, probabilmente, non meritano di sopravvivere. Ma poi succede l'imprevedibile! Chi credeva che con l'arroganza e la protervia si potevano cancellare le strutture politiche minori a favore della propria si trova a dover mangiare lo stesso pane duro che avrebbe voluto somministrate agli altri.

Benché lo auspichiamo, siamo certi che neanche questo evento sarà preso in considerazione affinché siano riviste e corrette certe direttive politiche. Anzi sarà molto probabile una ulteriore chiusura mentale ed un aumento della sordità  politica da parte di chi, invece, dovrebbe iniziare a capire che da soli si può anche morire, in nome di una politica sbagliata.

2 commenti:

  1. Ma falla finita, mitomane del cazzo

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  2. La Spezia comunità militante "Yukio Mishima"30 aprile 2012 alle ore 11:50

    ottimo articolo, complimenti :D

    In effetti ho riscontrato anche io una chiusura totale di C.P.I nei nostri confronti come se fossimo camerati di fango. Sicuramente questo atteggiamento non è stato premiante e, successivamente, sono scomparsi.

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"Noi non siamo, no, dei rivoluzionari sovvertitori. Noi vogliamo che uno Stato forte risorga e per le Leggi comandi!" Cesare Maria De Vecchi, Ottobre 1922

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